Un giudice italiano ha stabilito sabato che tre persone sono state arrestate in un incidente con la funivia che ha ucciso 14 persone nel nord Italia, una delle quali è agli arresti domiciliari.
In uno schianto una settimana fa, una gondola è caduta a terra sulla funivia che collega il Lake Magiore Resort a una montagna vicina, uccidendo tutti a bordo tranne un bambino israeliano di cinque anni che era ricoverato in ospedale. leggi di più
La Procura di Verbania ha aperto un’inchiesta per omicidio arbitrario e negligenza. Mercoledì la polizia ha arrestato tre persone. leggi di più
Il giudice ha stabilito sabato che non c’erano prove per imprigionarli perché non potevano scappare, ei media italiani hanno riferito che le prove non correvano il rischio di essere danneggiate.
I pubblici ministeri affermano che il proprietario della compagnia di funivie e due dipendenti erano a conoscenza dei problemi tecnici dell’ascensore.
I giudici hanno detto che il trio aveva intentato una causa sostenendo che avevano deliberatamente avuto morsetti a forma di forcella sui freni di emergenza per evitare di continuare a funzionare. leggi di più
«Sono consapevole dell’errore che ho commesso uscendo dalle pinze», ha detto ai pm Gabriel Dadini, secondo la trascrizione ufficiale della sua intervista citata domenica dal quotidiano Courier Della Sera.
Tadini ha preso in carico l’operazione di sollevamento, che ha fatto il 23 maggio, poche ore prima dell’incidente.
Tadini è agli arresti domiciliari. Il suo avvocato, Marcelo Perilo, ha detto a Reuters di non aver chiesto il rilascio di Tadini da quando è stato ammesso.
«Non si può negare il problema di Klaus, di cui dovrà affrontare le conseguenze», ha detto Berillo, aggiungendo che non è stato ancora stabilito in che misura gli altri due siano stati informati delle azioni di Dadini.
«Al momento non ci sono prove che siano anche responsabili. Avrebbero dovuto saperlo, ma non è chiaro se lo abbiano fatto».
L’ingegner Enrico Ferroccio, che lavora per l’azienda responsabile dei test di sicurezza della funivia, ha detto di non essere a conoscenza del blocco dei freni quando è stato rilasciato da un carcere di Verbania sabato sera.
«Ho 21 anni di esperienza con ascensori che utilizzano cavi, e so che questo è qualcosa che non si fa mai, non si fa mai», ha detto Peroccio sul sito de La Repubblica.
Peroccio e Luigi Nerini, titolari dell’azienda che gestisce l’ascensore, attendono l’esito delle indagini.
Il corriere ha citato il documento dicendo che «non c’erano prove complete» contro i giudici Donadella Ponzi Poonamici, Nerini e Peroccio, che ne hanno ordinato il rilascio, e che la richiesta della Procura di essere imprigionati era basata su «semplici commenti».
L’avvocato di Nerini Pascual Pontano ha detto ai giornalisti sabato sera che il rilascio era una notizia gradita, ma ora era importante scoprire chi era responsabile del disastro.
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