abril 25, 2024

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Jobs teme gli occhi dell’Italia sul divieto del governo sui licenziamenti

I sindacati avvertono di uno «tsunami sociale» di «massacro di posti di lavoro» per i partiti di sinistra: il risultato immediato della chiusura dei licenziamenti da coronavirus in Italia sta causando tensione nel governo di unità nazionale di Mario Tragi.

I sostenitori affermano che il blocco unico in Europa ha salvato migliaia di posti di lavoro da quando l’Italia è sprofondata in una profonda recessione, ma l’UE viene umiliata e i datori di lavoro stanno arrivando alla fine.

Alle aziende è stato vietato per la prima volta di licenziare i lavoratori sotto l’ex primo ministro Giuseppe Conte nel febbraio 2020, quando l’ondata di Covit-19 ha innescato la prima chiusura a livello nazionale in Europa. Questa azione è stata successivamente estesa.

Quando Drake è entrato in carica nel febbraio di quest’anno, ha detto che il governo dovrebbe «proteggere i lavoratori… ma è sbagliato proteggere allo stesso modo tutte le attività economiche» e che dovrebbe esserci una «scelta».

La Commissione europea è scesa in campo questo mese per denunciare il divieto di cassa integrazione come «controproducente» perché tutela i lavoratori con contratti a lungo termine, ma non quelli nei lavori più pericolosi, soprattutto donne e giovani.

Ha sottolineato che in Francia e Germania, che invece hanno fornito assistenza finanziaria a persone che erano state ridotte dalle organizzazioni militanti, l’impatto delle epidemie sull’occupazione è stato inferiore rispetto all’Italia.

I casi di corona virus sono ora in calo, con il congelamento dell’Italia in scadenza a fine giugno per le grandi aziende, soprattutto nell’industria e nell’edilizia, le piccole e medie imprese, soprattutto nei servizi, fino alla fine di ottobre.

Divisi sulla questione i membri del governo di coalizione di Tracy, che si è stretto intorno all’ex capo della Banca centrale europea dopo la caduta del governo Conte.

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Il Movimento Cinque Stelle, il più grande partito in parlamento, ha fatto eco ai sindacati che chiedono un’ulteriore estensione del divieto di licenziamento per tutti, mentre il leader radicale della Lega del lavoro Matteo Salvini vuole che le aziende ritirino la loro «libertà di assumere».

Il mese scorso il ministro del Lavoro Andrea Orlando del Partito Democratico di Sinistra (PDP) ha sollevato la possibilità di una proroga fino ad agosto a determinate condizioni prima di monitorare sotto la pressione dei datori di lavoro.

– ‘Un milione di disoccupati in più’ –

Il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Gierketti, membro della Lega, ha proposto di estendere il congelamento a settori gravemente colpiti come il tessile.

Si teme che l’Italia possa affrontare ondate di licenziamenti alla fine dell’embargo.

«Le stime più realistiche indicano da 70.000 a 100.000 licenziamenti, che non è certo il minimo, ma non è il più grande», ha detto all’AFP Francesco Cechov, capo della Fondazione Adapt, specializzata nella ricerca sull’occupazione.

I sindacati temono che il numero possa essere più alto, avvertendo il «milione di disoccupati» mentre la Banca d’Italia stima che entro il 2020 verranno salvati 440.000 posti di lavoro.

Nonostante il divieto, nel 2020 in Italia si sono verificati 550.000 licenziamenti per questioni disciplinari o per la chiusura di aziende.

Ci sono centinaia di migliaia di lavoratori in lavori più pericolosi i cui contratti non sono stati rinnovati. In tutto, lo scorso anno in Italia sono stati persi quasi un milione di posti di lavoro.

Il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 10,4% nel primo trimestre del 2021, il più alto dall’inizio del 2019. Tra i 15-24enni, è salito al 39,2 per cento per le donne e al 32,7 per cento per gli uomini.

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Ma l’economia sta riprendendo vigore e alcuni settori come la produzione e l’edilizia hanno difficoltà a trovare dipendenti a causa della carenza di manodopera qualificata.

Secondo la Camera di Commercio (Union Comer), tra giugno e agosto dovrebbero essere occupati circa 1,3 milioni di posti di lavoro, la maggior parte dei quali a tempo determinato.

Confindustria, primo datore di lavoro italiano, prevede una crescita economica di circa il cinque per cento nel 2021, secondo una previsione della Banca d’Italia.

Il presidente della Confedestria Carlo Bonomi ritiene che ci siano le condizioni per un «piccolo miracolo economico».

«I segnali di una ripresa economica sono molto incoraggianti e la revoca del divieto di licenziamento potrebbe avere un impatto meno drammatico di quanto inizialmente temuto», ha detto all’AFP David Benazi, professore di sociologia all’Università di Milano-Pico.

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